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Grandi Aquisti è Debiti
americano
Posts: 76
24/11/2008 - 17:07

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[Image Can Not Be Found] Colosso industriale americano Tenneco Inc., leader nel settore automobilistico e proprietario della Monroe, produttrice di sospensioni, ha annunciato di aver completato l’acquisizione del Gruppo Marzocchi, altra società attiva nel settore degli ammortizzatori. Con il perfezionamento dell’acquisizione Tenneco si è accollata il debito di circa 15 milioni di dollari, accumulato nel corso dell’attività del gruppo italiano, alla data dell’offerta d’acquisto, 30 aprile 2008. Hari Nair, presidente della divisione vendite internazionale di Tenneco ha così commentato l’operazione: “Per noi è motivo d’orgoglio aver rilevato l’attività della Marzocchi che contribuisce a diversificare ed estendere ulteriormente la nostra offerta nel settore delle sospensioni, in particolare nelle due ruote”. L’operazione prevede che sia mantenuto lo stabilimento di produzione a Bologna e la Tenneco si è impegnata in un accordo stretto con i sindacati a non toccare gli attuali livelli occupazionali dell’attuale Marzocchi. Nessuno dei circa 200 dipendenti, quindi, sarà licenziato. Marzocchi è una delle più importanti aziende costruttrici di sospensioni per le due ruote e vanta tra i propri clienti BMW, Ducati, Harley-Davidson, MV Agusta ed il Gruppo Piaggio. Tenneco fornisce gli stessi clienti con sistemi di controllo delle emissioni e nel caso di Harley-Davidson e BMW anche con gli scarichi. Lazard è stata l’advisor dell’operazione. Tenneco è una multinazionale statunitense con sede in Illinois, un fatturato di 6,2 miliardi di dollari e 21.000 dipendenti in tutto il mondo. Oltre alle sospensioni e ai sistemi di controllo delle emissioni, produce centraline elettroniche per le Case costruttrici del settore auto e molecole chimiche impiegate per le due e le quattro ruote (elastometri). Paolo Marzocchi, fino ad ora presidente del Gruppo Marzocchi, ha accettato un ruolo di collaborazione pluriennale, come consulente, per accompagnare la futura Marzocchi By Tenneco nello sviluppo di nuovi prodotti, comprese le forcelle a controllo elettronico [Image Can Not Be Found]
GM vende le sue quote Suzuki e Hamamatsu riacquista le azioni proprie

General Motor (GM) comunica la cessione di 16.413.000 azioni ordinarie della Suzuki, circa il 3% del totale di quelle emesse (542.647.091). Contestualmente la multinazionale giapponese annuncia il riacquisto delle azioni proprie nel numero corrispondente a quelle contenute nella quota di partecipazione ceduta dal colosso americano. Il prezzo d’acquisto è stato fissato in 1.363 yen (14,15 dollari – 11,18 euro) per azione, valore di riferimento alla chiusura delle contrattazioni di borsa del 17 novembre. Il valore dell’operazione supera i 232 milioni di dollari (più di 183 milioni di euro).

La partecipazione di GM nel capitale della giapponese risale al 1981, quando il gruppo americano deteneva circa il 5,3% delle azioni di Suzuki. La quota di GM scese al 3,5% negli anni successivi, ma la società americana aumentò la sua partecipazione al 10% nel 1998, sino ad arrivare a più del 20% nel 2001. Nel 2006 GM vendette il 17,4% di azioni Suzuki possedute e con la cessione dell’ultimo pacchetto ha definitivamente lasciato il controllo della Casa di Hamatsu.

Rick Wagoner, presidente e CEO di General Motors e Osamu Suzuki, presidente e CEO di Suzuki Motor, hanno fanno sapere che le due multinazionali continueranno nella loro collaborazione, portando avanti ed implementando i progetti di sviluppo sulle tecnologie avanzate, come i veicoli ibridi e le fuel cells (celle a combustibile) e le altre operazioni di joint venture.

Rick Wagoner ha così commentato la mossa di GM: “Nonostante la cessione delle quote, l’operazione non avrà alcuna influenza sui nostri accordi bilaterali”.

Ha detto Osamu Suzuki: “GM ha deciso di vendere la partecipazione nella nostra società per rafforzare il proprio bilancio e noi appoggiamo la decisione. L’uscita dell’americana dal nostro gruppo non comporterà variazioni al piano industriale di Suzuki”. [Image Can Not Be Found]
La madre di tutte le motociclette inglesi, la Norton, torna a casa. Dopo 15 anni di controllo statunitense, il marchio simbolo dell’Inghilterra su due ruote ritorna in mani britanniche. Il nuovo proprietario sarà Stuart Garner, che oltre al marchio Norton rileva anche i marchi Manx, Commando, Atlas e Dominator.

L’operazione finanziaria da milioni di sterline, potrebbe accelerare l’arrivo di un nuovo modello di moto sportiva, magari derivata dal prototipo a motore rotativo NRV588 Rotary Racer, progettata dalla Norton Racing Ltd; l’intenzione è quella di presentare una nuova superbike stradale già nel 2009.

I progetti della casa inglese prevedono, oltre al ritorno sul mercato e sulle piste con moto di grande fascino e prestazioni, un investimento a lungo termine sul “brand” Norton, che caratterizzerà una linea di abbigliamento e una serie di accessori. La ultracentenaria fabbrica, fondata da James Lansdowne Norton, avrà una nuova sede all’interno del tracciato di Donington Park [Image Can Not Be Found]

americano
Posts: 76
26/11/2008 - 08:30

2

Tratto da altro sito, alcune considerazioni interessanti su Moto Guzzi, marchio per alcuni di noi affascinante ma… col dubb

La Moto Guzzi è in piena crisi economica. Normale amministrazione. I sindacati sono in piena guerra con l’amministrazione. Bene. Anzi benissimo ! Perchè la devono smettere una volta per tutte di trattare la Guzzi come se fosse “niente”. La Guzzi è un patrimonio italiano non solo dal punto di vista economico ma anche da quello storico. Un patrimonio che ci viene invidiato in tutto il mondo. Un patrimonio attraverso cui riconoscere la storia del nostro Paese dalla fine della Prima Guerra Mondiale in poi. Le GMG (Giornate Mondiale Guzzi) ne sono un esempio: vengono persone (motociclisti e non) da tutto il globo. Questo dimostra come il suo “brand” non abbia nulla da invidiare ad altri marchi motociclistici che hanno fatto della storia e delle tradizioni il fulcro del loro “appeal”. Tanto per citarne il più importante: Harley Davidson. Anche a Milwakee se la sono vista veramente brutta, ma hanno avuto il coraggio di ripartire da zero dopo la non felice fusione con la AMF. In Italia le Harley non le voleva nessuno. Poi un giorno arrivo un certo Carlo Talamo che, con dedizione, impegno e passione, ne fece uno degli oggetti più desiderati. Paradossalmente è proprio da Carlo Talamo che dobbiamo partire per vedere le recenti vicende della fabbrica di Mandello del Lario. Se molti non lo sanno, Talamo, poco prima di lasciarci nel 2002, aveva iniziato a collaborare con Ivano Beggio (allora proprietario anche della Guzzi) per far volare di nuovo “l’aquila d’oro”. Beggio, infatti, da grande appassionato ed amante delle moto ci aveva visto giusto: per rilanciare la Moto Guzzi si doveva partire non solo da nuovi modelli, ma da una totale riorganizzazione aziendale, soprattutto in tema di strategie marketing e valorizzazione del “brand”.
La nuova proprietà invece che ha fatto ?

Nuovi modelli e produzione
Fin dal momento di acquisizione della Moto Guzzi, da parte del gruppo di Colaninno, si discuteva circa la possibilità di spostare la produzione, anche se non tutta, a Pontedera. Ma poi non se ne è fatto niente. Non solo. Sono stati sfornati nuovi modelli a ripetizione, spesso non rispettando economie di scala, ottenendo due risultati: un ulteriore aumento della produzione per una fabbrica, a detta di molti, non più in grado di sopportare certi ritmi produttivi ed una non percezione dei modelli da parte degli appassionati. Che cosa si intende per “non percezione”: i modelli non hanno avuto una collocazione stabile sul mercato a causa della vita estremamente ridotta e di una quantità prodotta limitata. Un esempio: i modelli con il motore “ottocentocinquanta”. Questa logica è in chiaro contrasto con le logiche della casa Lariana che dovrebbe puntare sulla “sedimentazione” dei suoi prodotti tra gli appassionati. Non dimentichiamoci poi, che le quote di mercato della Moto Guzzi sono inferiori all’1,28% (dati riportati dalla rivista Motociclismo nel numero di novembre).
Da poco è poi arrivata la nuova “V7 Classic”, seguita a distanza di meno di un anno dalla versione cafè racer presentata all’ EICMA 2008. E’ stata poi avviata la produzione dei motori a quattro valvole, destinati ad equipaggiare vecchi e nuovi modelli.
Risultato: intasamento della produzione, problemi finanziari e, soprattutto, molto invenduto.
Non sarebbe stato meglio spostare produrre pochi modelli in molti più anni, operando solo piccoli aggiornamenti dei precedenti ?
Qual’ anche fosse stato indispensabile produrre il nuovo motore a quattro valvole, non avrebbero potuto spostare la produzione solo di questo a Pontedera ?
Concessionarie e “brand”
Non è stata in alcun modo rivista la catena dei concessionari. Così, accanto a punti vendita gestiti da “cialtroni”, convivono ottime concessionarie che pagano il prezzo sia delle errate scelte produttive aziendali, sia la presenza di gente che dovrebbe solo star lontano dalla Moto Guzzi. Perchè, quando circolano brutte voci, a pagarne le spese sono tutti. E questo si riflette irrimediabilmente sulla fiducia degli appassionati e dei consumatori nei confronti del “marchio”, che viene considerato poco affidabile. Altro problema: i club Moto Guzzi. Nel mondo ne esistono diversi più o meno ufficiali, ma mai nessuno gestito direttamente dalla casa madre. La conseguenza di questa situazione è che il pubblico percepisce come “debole” la presenza della Guzzi sul mercato.
Tutto questo (ed altro), ha portato alla crisi annunciata. Non lasciamo che venga messa la solita “toppa”. La Moto Guzzi deve essere rifondata daccapo nelle alte sfere e la produzione deve rimanere a Mandello del Lario. Continuiamo la lotta

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